Pubblico qui alcune righe e versi.
Qualcosa è anche su carta.

sabato 14 agosto 2010

Il richiamo per gli uccelli

Mio padre rientrava la mattina con addosso l'odore d'autunno e di penne bagnate.
Posava il Beretta sull'armadio più alto e la preda sul tavolo. Per mamma erano "povere bestiole", a me pareva dormissero. Mio fratello, furtivo, prendeva a far girare la vite nel legno, da cui subito uscivano strida d'uccelli. Era il richiamo. La sola cosa venatoria cui nostro padre non dava importanza: ne aveva quanti ne voleva, ovvero quanti ne fabbricava. In cantina era questione di pochi minuti.
Chissà quando mi sarebbe tornato alla mente mio padre cacciatore se stamane non mi fossi imbattutto, mentre prendevo il giornale, in un ragazzino che stava ritirando una confezione contenente un cd rom e un richiamo per uccelli. Rientrato in casa, accendo il televisore e sento la pubblicità del fascicolo. Che caso...stupidamente mi son detto. Allora ho pensato se il ragazzino sapesse da dove veniva l'oggetto che aveva appena acquistato.
Anni fa, a scuola, avevo forse raccontato qualcosa di mio padre, della caccia, e una studentessa aveva subito manifestato un certo disgusto. E aveva poi aggiunto, devo dire ragionevolmente, che mangiare la carne non era proprio necessario. Poco dopo, durante l'intervallo, la incontro: stava mandando giù, chiacchierando con le amiche, un tramezzino al prosciutto. E a una mia prevedibile battuta scherzosa risponde: "Prof, mica è carne, è prosciutto!".
Dalla cucina veniva un buon odore; imparai successivamente che era quello dell'olio, dell'aglio, dell'alloro, del vino, del calore. Mia madre, lo so, aveva dentro una pena, ma non parlava; cercava solo di dare, ancora una volta, una "buona fine", toccando la casseruola come fosse una culla...