La sera del primo giorno di settembre è sempre stata molto fresca.
Lo so, l'asserzione non ha molto senso se non per le parole.
I segni.
"Ecco...ora ho perso il filo...".
Un dialogo con frequenti interruzioni reciproche può essere confidenziale più di quanto non si voglia.
L'Eros è un eccesso di comunicazione. Non si dimentichi il mito: Poros e Penìa, Ermes e Afrodite.
I sogni.
"Mi facevo bella per te. Il vestito più bello. La sofferenza di non poter essere veduta da te...".
Le parole svestono. Coprono l'anima del solo vestito che ha: il corpo.
Comunque ieri sera me ne andavo lento, verso Levante, seguendo le ferriere. Come faccia una città di riviera a avere le ferriere non lo so. Alla mestizia della marina basterebbe la Calata, il porto. Alla mia il tanfo degli attracchi e le voci di un bar.
La quotidianità non è noiosa. Compie in sé mezzo giro o poco più. Tiene tante più cose.
La noia è quella che fu detta: è l'assenza di affanni, di dolore, che ci lascia nudi di fronte al desiderio del piacere, alla voglia.
I segni, i sogni.
Posso dire di aver poggiato i cuori sulle ferriere, ieri sera.
Sono ancora un apprendista: continuo a sfiorare l'acqua tra te e la rosa.
Non ci si immerge nell'ultima sera di agosto.
Il freddo deve ancora giungere.