Pubblico qui alcune righe e versi.
Qualcosa è anche su carta.

martedì 2 novembre 2010

Pasolini, trent'anni dopo

"Fui poeta, - aggiunse, rapido, quasi ora volesse dettare la sua lapide - cantai la divisione nella coscienza, di chi è fuggito dalla sua città distrutta, e va verso una città che deve essere ancora costruita. E, nel dolore della distruzione misto alla speranza della fondazione, esaurisce oscuramente il suo mandato..."

Pier Paolo Pasolini, La Divina Mimesis, Canto I, Torino, Einaudi, 1975


Per il palinsesto si rilegga Dante su Virgilio:

Rispuosemi: "Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
mantovani per patria ambedui.
Nacqui sub Juilio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto il buono Augusto,
al tempo de li dei falsi e bugiardi.
Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d'Anchise che venne da Troia,
poi che 'l superbo Iliòn fu combusto.
Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
ch'è principio e cagion di tutta gioia?"

Dante, I, I, 67-78


Val la pena di riportare la Prefazione dello stesso Pasolini:

La Divina Mimesis: do alle stampe oggi queste pagine come un "documento", ma anche per fare dispetto ai miei "nemici": infatti, offrendo loro una ragione di più per disprezzarmi, offro loro una ragione di più per andare all'Inferno.
Inconografia ingiallita: queste pagine vogliono avere la logica, meglio che di una illustrazione, di una (peraltro assai leggibile) "poesia visiva".


Ecce homo.