Pubblico qui alcune righe e versi.
Qualcosa è anche su carta.

domenica 6 marzo 2011

Faber e le viole

Tali i pesci senza pretese, la vasca più grande dell'acqua.
Battuta da quattro accordi di basso, toccata da una voce.
La dottoressa mi disse: la vedo piuttosto depresso.
Ma la diagnosi è cosa umana, non la prognosi.
Di bellezza catalana, mora senza averne l'aria.
Poi nella notte puttane, ma verdi come piccola chiesa nel sole.
Non sapevamo dell'acqua interrotta di marzo.
Che ancora m'avrebbe fatto sogno fatuo del mattino.
Occhi fondi come il porto in un Negroni.
Anche la suora mi guardò rapita quando seppe del peccato di una vita.
Tra via Venti e l'Isola, Faber metteva viole dell'amore perduto.
Vano muoversi nel tempo, lo spazio è quello del cielo.
Piaghe sane e trasparenti.




Costa mediterranea, 6 marzo 2011