Pubblico qui alcune righe e versi.
Qualcosa è anche su carta.

martedì 14 settembre 2010

Gli spiccioli d'oro di Nico

Non riesco a dormire. Niente di male: è un vizio che mi trascino dall'infanzia. Del resto, non uso sonniferi o chimiche affini; né posso far conto sul whisky: da tempo non ne tengo e la sola cosa che ho in casa è una bottiglia di generico champagne per le grandi occasioni. Inutile dire che le grandi occasioni non arrivano mai; o meglio, quando arrivano, le vivi le godi, e, confidando nel perpetuarsi dell'attimo, lo champagne resta nella credenza di ciliegio che fu della cantina di mio nonno. Lui sì che era sanamente taccagno; io no, io m'illudo di poter centellinare per l'eternità la grande occasione. Forse anche per questo non dormo.
Questa notte non riesco a dormire. Il televisore è ormai vecchio e non mi piace più. Alla radio, che di solito prediligo, troppe parole e poca musica; non che abbia grandi pretese, ma una musica che mi porti questa notte non la trovo.
Libri sì, tanti. Ma è tardi. Troppa scelta, come nelle librerie degli ultimi anni. A quest' ora mettersi a scegliere equivale a non leggere.
Le dediche. Resta quella cosa preziosa, irripetibile che è la dedica. Ho vicino a me un David Grossman donatomi con una dedica meravigliosa. Da centellinare. A domani, ancora.
E ci sono anche i libri scritti dagli amici; mi piace dire: con una giunta di penna intinta nel cuore.
Non credo di far torti, anzi:

A Marco, che
ci porta, me e Ugo
a mangiare così-così.
Ma non importa...
lui è un poeta
dell'oblio,


Nico

E mi torna alla mente molto bene a cosa Nico Orengo facesse riferimento con quelle parole. Generosissimo, Nico. Nulla di grave, s'intende. E solo ora sento che quel dell'oblio non era un legittimo e benevolo rimprovero a chi ad arte dimentica in fretta; ma era un immeritato e affettuoso riconoscimento: dell'oblio, come dire: capace di far dimenticare... E  poeta, parola che, chi mi conosce un po' lo sa, vedo sempre con un certo imbarazzo vicino al mio nome. Ancora poche settimane fa, a persona che mi è misteriosamente cara ho sentito la necessità di scrivere e confessare che, per quel che mi riguarda, poeta è una parola decisamente grande. Generosissimo, Nico. Due volte nobile. Lui,  che poeta lo era davvero, far scivolare in silenzio nella mia libreria, dieci anni fa, così autografata una delle sue innumerevoli delicatezze: Gli spiccioli di Montale, un libello che è un acquerello, che è anche il delicato requiem per l'uliveto scomparso dalla baia di Latte, affidato a una farfalla gialla, nel volo fremito fra siepi di gelsomini, case antiche, glicine e mare...
La mar bello plano esmougudo...
Possa Nico perdonarmi se per ricordare lui, così nel caso della notte,  ho voluto assolvere me.